Un benvenuto a tutti i cybervisitatori
Arte Totale è un'associazione artistico culturale nata a Settimo Torinese nel 2001. Opera prevalentemente nel campo delle arti visive realizzando progetti e manifestazioni caratterizzate dal sincretismo dei linguaggi e la multimedialità. Ci auguriamo che questo spazio virtuale sia di vostro gradimento e possa diventare un'occasione di incontro e riflessione tra artisti e amatori dell'arte
giovedì 27 novembre 2014
mercoledì 26 novembre 2014
Il Tatto
Con il
tatto il progetto AISTHESIS è giunto alla quinta edizione.
La mostra è stata patrocinata dalla Regione
Piemonte e dall’Assessorato alla Cultura della Città di Settimo Torinese con la
collaborazione della Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana. La mostra
rimarrà aperta fino al 30 novembre.
Ma cos’è veramente il tatto e qual è il suo
organo?
La percezione e l’espressione della sensorialità
sono date dalla fisiologia degli organi di senso e delle trasmissioni nervose e
dalle soglie sensoriali che sono presenti negli esseri umani con uguali
modalità, a differenza della loro percezione psicologica che ha valenze
soggettive.
Far coincidere questo senso all’atto del toccare
con le mani sarebbe limitativo, perché è attraverso tutta la pelle del corpo
che possiamo percepire caldo, freddo, liscio, ruvido, asciutto, bagnato, ecc.
Dei cinque sensi il tatto è forse il più
importante nelle cose d’amore.
Si va dalla mano che sfiora a quella che carezza,
dal gesto tremolante a quello spavaldo, dal tatto dei capelli, all’ardita
perlustrazione del corpo.
Toccare un alimento ci rimanda al nostro bisogno
primario di sopravvivenza, mangiare con le mani è un modo di cogliere l’anima
dei cibi.
Non a caso già gli Atzechi ed i Maja lo
consideravano il senso primario. Aristotele nel secondo libro De anima considerava il tatto il senso
primitivo e universale, da cui si svolgevano i sensi superiori e permetteva di
percepire una vasta gamma di oggetti anche opposti.
Abbiamo un episodio importante da prendere in
considerazione, simbolo e sintomo di un’intera vicenda culturale e filosofica:
l’episodio citato da Giovanni, riguardante Tommaso, circa la resurrezione di
Gesù: “Se non vedo nelle sue mani i segni
dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.
Anche nel secolo dei Lumi, i filosofi sensisti, i
materialisti e gli edonisti, sostenitori del valore
della conoscenza sensibile (e quindi della
corporeità), fonte di tutte le conoscenze razionali, operarono un ribaltamento
della classica gerarchia dei sensi: così il primato della vista veniva trasferito
al tatto, il più filosofico dei sensi, secondo Diderot, quello che ci dà
accesso al mondo esterno.
Nel Trattato
delle sensazioni, Étienne Bonnot de Condillac, raffigurava questo progetto
di riabilita-zione attraverso il noto esperimento mentale della statua (uno
schema già proposto anche da Diderot), che lo definiva un esperimento di anatomia
metafisica. Privandola dapprima di tutti i sensi e quindi di qualsiasi idea,
egli immaginava di animare la statua fornendole progressivamen-te uno per volta
i cinque sensi, per dimostrare che tutte le nostre conoscenze e tutte le nostre
facoltà derivavano dalle sensazioni. Concludendo che solo l’intervento del
tatto, istruendo tutti gli altri sensi, trasformava le modificazioni semplici
dell’anima in qualità degli oggetti esterni e quindi in idee. La riflessione
nasceva dunque dal tatto, l’unico senso che permetteva all’anima di conoscere
la realtà, di distinguere l’io dagli oggetti esterni.
Anche con Jean-Jacques Rousseau il tatto continua
a riconquistare terreno sul piano cognitivo, divenendo complementare alla
vista.
Fino all’inizio del XIX secolo il significato del
tatto era notevolmente più profondo di quanto si sia sinora riconosciuto, anche
perché, come ha citato l’etologo inglese Desmond Morris “Il tatto è così fondamentale, che lo diamo per scontato”.
Che l’importanza delle funzioni tattili della
pelle non sia passata inosservata è evidente dalle molte espressioni del
linguaggio comune nelle quali esse compaiono. Di una certa persona diciamo che
è ‘piena di tatto’ o che ‘manca di tatto’, cioè che ha o non ha il
delicato senso di ciò che è conveniente ed opportuno nei rapporti con il
prossimo.
La mano, estrinsecazione più comune del senso del
tatto, nella cultura odierna, profondamente visiva e legata alla scrittura,
rappresenta lo strumento ultimo per verifiche ed accertamenti senza appello: ‘toccare con mano’, significa conoscere
direttamente, andare a capire di persona.
Ed è il francese Louis Braille ad ideare nel 1821
un alfabeto, che da lui prende il nome, basato su sei punti, utilizzato per la
scrittura e lettura dalle persone non vedenti. Più tardi poi ideò un’e-stensione
del metodo per la matematica e per le note musicali.
Non possiamo non ricordare, poi, le tavole tattili e la tattiloteca di Maria Montessori. Parlando del tatto citerei anche Filippo
Tommaso Marinetti il quale il 14 gennaio del 1921, alla Maison de l’Oeuvre di
Parigi, tenne una conferenza annunciando la nascita di un’arte nuova, il
Tattilismo. La prima edizione del manifesto venne pubblicata qualche giorno
dopo sul periodico francese Comoedià.
Continuatore delle idee marinettiane è stato
Bruno Munari, artista e designer, che staccatosi dal Futurismo, dedicò la sua
attenzione all’educazione artistica dei bambini, ideando dei laboratori dove
imparare ‘come si fa l’arte’.
Il primo risale al 1977 e fu realizzato presso la
Pinacoteca di Brera a Milano. Due anni dopo, nel 1979, durante una mostra a
Palazzo Reale, sempre a Milano intitolata Le
mani guardano nacquero i laboratori tattili.
Ora, dopo questo mio breve excursus, saranno le
opere di pittura e di fotografia, le sculture, le installazioni, i video e la musica
dei 34 artisti invitati dall’Associazione Arte Totale ad illustrare il tatto.
7 novembre 2014
Mario
D’Amato
Iscriviti a:
Post (Atom)